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Cuore nero, Silvia Avallone

  • Immagine del redattore: Lily
    Lily
  • 30 gen
  • Tempo di lettura: 2 min

Quante sfaccettature può avere il dolore? 


Copertina del romanzo Cuore Nero di Silvia Avallone
Cuore nero, Silvia Avallone

Quando Emilia si trasferisce a Sassaia sembra uscita da un altro tempo, nettamente in contrasto con la tranquillità del piccolo paese. Ha con se giusto l’essenziale, quello che basta per ricominciare una vita che in realtà neanche vorrebbe. Sembra ancora una ragazzina, ma il corpo ormai è quello di una donna adulta. Gli occhi sono un pozzo di dolore, del quale non si riesce a vedere il fondo. 

Il suo dolore è nero. Nero come il suo cuore. Nero come il reato terribile che ha commesso da adolescente. 

Bruno riconosce subito quella sofferenza. Ci convive anche lui da anni. Sono così simili, ma anche così diversi. Il suo è un dolore bianco, che ti acceca, che non ti fa vedere altro se non l’esperienza terribile che ti è successa. 

Vittima e carnefice.

Buono e cattivo.

Bene e male. 

Gli opposti che, come attirati da una forza di gravità, non riesco a separarsi. 


Silvia Avallone, con una forza e una dolcezza tipiche dei suoi romanzi, ha abbattuto dalle fondamenta certezze che facevano parte di me. 

Cuore nero è un viaggio attraverso la nostra moralità, ideato apposta per mettere in dubbio tutto quello su cui eravamo fermamente convinti. 

Io Emilia avrei voluto odiarla, perchè anche se non sai che reato ha commesso, sai che è qualcosa di terribile, per il quale verrebbe a tutti da urlare “rinchiudetela e buttate via la chiave”. Eppure non si riesce a non provare compassione per lei, a non fare il tifo per questa sua rinascita, che lei per prima non sente di meritare.

“Noi siamo ciò che facciamo”, ma è giusto che una sola azione vada a definire chi siamo nel profondo? 

Prima di leggere Cuore nero ero convinta di si. Il mondo era diviso in bianco e nero, buono o cattivo. Ma la mente e le azioni umane sono molto di più, sono una vastissima sfumatura di grigio. 


Ho trovato personalmente forse troppo stereotipati alcuni personaggi, protagonisti compresi, e alcuni passaggi della storia erano prevedibili. Sono convinta però che non siano state scelte casuali, ma prese consapevolmente per far si che il messaggio trasmesso passi “più facilmente”. 


Non avevo dubbi che avrei amato questo libro. Silvia Avallone è tra le autrici italiane che preferisco, mi ha conquistata quando avevo 15 anni, accompagnandomi nel mondo della lettura “per adulti”, e da allora ogni suo nuovo romanzo è stato un acquisto automatico. 

Ho avuto anche l’onore di ascoltarla e conoscerla al Salone del libro di Torino dell’anno scorso, realizzando il sogno della me adolescente di conoscere la sua autrice preferita. 

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